Macron è un leader sempre più isolato
Parigi. Nella storia della Quinta Repubblica francese, raramente un presidente aveva aperto così tante crisi diplomatiche allo stesso tempo come Emmanuel Macron. Il secondo mandato dell’inquilino dell’Eliseo è costellato di litigi e querelle con le cancellerie occidentali, Italia e Stati Uniti in primis, ma anche con paesi con cui la Francia ha sempre avuto solidi rapporti per motivi storici e culturali, come Algeria e Israele.
L’amicizia storica tra Francia e Israele
Partiamo dallo Stato ebraico. Storicamente, la Francia ha cercato di mantenere una linea mediana, un equilibrio delicato nel Vicino oriente: difesa del diritto di Israele alla sicurezza, ma anche sostegno alla causa palestinese, spesso per ragioni di politica interna, in ragione della forte presenza di cittadini arabo-musulmani sul suolo francese.
Macron, all’inizio della sua presidenza, aveva promesso di rinnovare «l’amicizia storica» con Israele dopo l’approccio ambiguo del suo predecessore, François Hollande. Negli ultimi due anni, tuttavia, i rapporti tra Parigi e Tel Aviv si sono fortemente deteriorati.
La rottura con Tel Aviv
Tre episodi, in particolare, hanno fatto esplodere la crisi. Il primo risale a Eurosatory 2024, il più grande salone europeo dedicato alla difesa, quando Parigi ha deciso di escludere le aziende israeliane in segno di solidarietà con il popolo palestinese: una mossa punitiva intollerabile per Tel Aviv.
Il secondo è di fine 2024, quando la Francia ha annunciato la sospensione dell’export di armi verso Israele, evocando il rischio di complicità in crimini di guerra. La linea fu applaudita dalla sinistra francese, a partire dalla France insoumise, il partito della gauche radicale che si è sempre rifiutato di definire Hamas come un’organizzazione terroristica, ma interpretata dal governo israeliano come «l’abbandono di un alleato storico».
Il terzo e più grave per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è l’annuncio del riconoscimento della Palestina in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu a settembre. «Un tradimento», per Netanyahu, che ha inviato una lettera a Macron accusandolo di alimentare «il fuoco antisemita» con questa decisione, in un momento in cui la Francia è già alle prese con una recrudescenza dell’antisemitismo dal 7 ottobre 2023.
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