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Macron è un leader sempre più isolato

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30.08.2025

Parigi. Nella storia della Quinta Repubblica francese, raramente un presidente aveva aperto così tante crisi diplomatiche allo stesso tempo come Emmanuel Macron. Il secondo mandato dell’inquilino dell’Eliseo è costellato di litigi e querelle con le cancellerie occidentali, Italia e Stati Uniti in primis, ma anche con paesi con cui la Francia ha sempre avuto solidi rapporti per motivi storici e culturali, come Algeria e Israele.

L’amicizia storica tra Francia e Israele

Partiamo dallo Stato ebraico. Storicamente, la Francia ha cercato di mantenere una linea mediana, un equilibrio delicato nel Vicino oriente: difesa del diritto di Israele alla sicurezza, ma anche sostegno alla causa palestinese, spesso per ragioni di politica interna, in ragione della forte presenza di cittadini arabo-musulmani sul suolo francese.

Macron, all’inizio della sua presidenza, aveva promesso di rinnovare «l’amicizia storica» con Israele dopo l’approccio ambiguo del suo predecessore, François Hollande. Negli ultimi due anni, tuttavia, i rapporti tra Parigi e Tel Aviv si sono fortemente deteriorati.

La rottura con Tel Aviv

Tre episodi, in particolare, hanno fatto esplodere la crisi. Il primo risale a Eurosatory 2024, il più grande salone europeo dedicato alla difesa, quando Parigi ha deciso di escludere le aziende israeliane in segno di solidarietà con il popolo palestinese: una mossa punitiva intollerabile per Tel Aviv.

Il secondo è di fine 2024, quando la Francia ha annunciato la sospensione dell’export di armi verso Israele, evocando il rischio di complicità in crimini di guerra. La linea fu applaudita dalla sinistra francese, a partire dalla France insoumise, il partito della gauche radicale che si è sempre rifiutato di definire Hamas come un’organizzazione terroristica, ma interpretata dal governo israeliano come «l’abbandono di un alleato storico».

Il terzo e più grave per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è l’annuncio del riconoscimento della Palestina in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu a settembre. «Un tradimento», per Netanyahu, che ha inviato una lettera a Macron accusandolo di alimentare «il fuoco antisemita» con questa decisione, in un momento in cui la Francia è già alle prese con una recrudescenza dell’antisemitismo dal 7 ottobre 2023.

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