Anche la Svezia non ne può più di Greta Thunberg
Trenta attivisti e trecento giornalisti. Così è stata accolta Greta Thunberg al suo arrivo all’aeroporto Arlanda di Stoccolma martedì sera, dopo essere stata deportata da Israele. Le autorità di Tel Aviv avevano fermato lunedì la Madleen, la nave dell’ong Freedom Flotilla, sulla quale l’ambientalista svedese insieme ad altri 11 attivisti si era imbarcata per tentare di rompere il blocco navale imposto da Israele ed Egitto a Gaza dal 2007, da quando cioè Hamas ha preso il controllo con la violenza della Striscia.
I giornalisti, pensando di avere davanti la versione femminile di Nelson Mandela, hanno tempestato di domande l’attivista, chiedendole ripetutamente se fosse stata maltrattata dalle autorità israeliane dopo quello che lei ha definito «rapimento» in acque internazionali.
Invece che gonfiare ancora di più l’ego della 22enne, che durante i dieci giorni di traversata ha acceso i riflettori dei media più su se stessa che sul disastro in corso a Gaza, i giornalisti avrebbero dovuto chiederle conto delle dichiarazioni del ministro degli Esteri e della Difesa civile della Svezia.
Narcisismo patologico
I ministri svedesi, infatti, hanno criticato aspramente l’ultima scorribanda dell’ex ambientalista, ormai paladina a tutto tondo della giustizia sociale. Con il suo viaggio in barca tra le dolci onde del Mediterraneo, i suoi selfie e le sue........
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