L’algoritmo ti ama più di tua madre
C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui “basta l’amore” non era uno slogan arcobaleno ma il prequel di una nascita. Non che i figli nascessero tutti dall’amore, ma di sicuro non venivano fuori dalle seghe mentali, tanto meno da complicati calcoli o filtri genetici. Anzi, spesso somigliavano a quelli che oggi i guru della moda sostenibile definirebbero “scarti preconsumer” (resti di lavorazione mai entrati in collezione, invenduti per i più svariati motivi).
Si andava incontro all’altro come senza ombrello sotto il temporale: anche tra i più affettivamente attrezzati il concepimento passava dal rischio come dall’accidente imprevedibile. Non è terribile? Dev’essere così, se oggi il concepimento passa da un’app, e la scelta del partner – pardon, del genitore genetico compatibile – viene delegata ad algoritmi che promettono “Ti aiutiamo a costruire la famiglia che desideri”.
Sperma e algoritmo
Un paio di mesi fa, nel Regno Unito, è stata lanciata Y Factor, la nuova frontiera della riproduzione algoritmica. Una piattaforma di “matchmaking riproduttivo”, basata su criteri genetici, preferenze etiche e filtri personalizzati. Non cerchi l’anima gemella, cerchi il genoma giusto.
La dinamica è semplice: scarichi l’app, crei un profilo dettagliato, carichi le tue preferenze per la futura prole – età, razza, distanza, metodo di donazione, grado di coinvolgimento post-nascita, compatibilità filosofica e via dicendo. L’algoritmo individua il donatore perfetto e se i due profili si piacciono, si apre una chat cifrata. Auguri e figli tanti.
«Dal sogno di un bambino al bambino da sogno»
L’idea di una app «per rendere il processo personale, trasparente e ricco di significato» (sic) è venuta a Ole Schou, fondatore della danese Cryos International, che si autodefinisce la più grande banca di ovociti e sperma al mondo. Tempi aveva incontrato le sue referenti alla fiera © Tempi
