Giuli, Geppi e il martirologio dell’egemonia culturale di Repubblica
Ogni tanto, si sa, sbrocca anche Concita. Capiamoci: chi, dalle parti di Repubblica e del piagnisteo corale dell’intellighenzia tendenza Capalbio, non va matto per la lotta di classe? Poteva Repubblica, e soprattutto Concita De Gregorio, non fare degli intellettuali privati-di-denari-e-tribuna-dal-ministro-Giuli una categoria dello spirito da difendere come Silone difendeva i cafoni d’Abruzzo? Volete che vengano esiliati su Rai Storia?
Solo che qui i cafoni, protagonisti del sermone lirico-funerario in difesa dei “perseguitati” di Concita pubblicato ieri su Rep, si chiamano Geppi Cucciari, Elio Germano, Stefano Massini, Tomaso Montanari. Non esattamente voci clandestine. La prima al Quirinale, il secondo premiato ai David di Donatello, gli altri onnipresenti su giornali, teatri, rassegne e talk show. Un sottoproletariato con il microfono in mano e, sicuramente, l’abbonamento a Repubblica. Detta da cafoni: se questa è censura, allora Pasolini fu ministro e Montanari è Solženicyn con la chiave del foyer.
Lotta di classe contro il ministro Giuli
Che succede è presto detto:........
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