I soldi per la difesa ci sarebbero, se l’Ue non li sperperasse in inutili crociate green
L’Europa è sola. l’ordine mondiale post-1945 è crollato e, per dirla con le parole del prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz, «mancano cinque minuti a mezzanotte». Sia Merz che il presidente francese Emmanuel Macron invocano per l’Europa «autonomia strategica». Ma ci sarà un costo da sostenere per questo e saranno richiesti pesanti compromessi. È decisamente ora per l’Europa di riflettere sull’emorragia di denaro in corso a causa di politiche climatiche insostenibili e inefficaci che nessun altro continente sta seguendo.
La linea politica iperattiva e isolazionista del presidente Trump non è certo l’unica sfida per l’Europa. Il continente soffre di una crescita anemica che supera a malapena l’1 per cento pro capite: è finita l’era degli anni Sessanta in cui la crescita era del 4,5 per cento e l’economia raddoppiava in appena 16 anni. Adesso ci vuole più di mezzo secolo. L’Europa sta anche invecchiando, con costi crescenti per la sanità e le pensioni. L’istruzione arranca, specialmente dopo le inversioni di tendenza nell’apprendimento dovute al lockdown per il Covid. L’immigrazione mette a dura prova tanto i bilanci quanto la coesione sociale, e non ha contribuito a incrementare la crescita. L’innovazione si è quasi fermata, con l’Europa che si vede drammaticamente superare in termini di spesa per la ricerca dalla Cina, dagli Stati Uniti e persino dal resto del mondo.
Come farà il Vecchio Continente a ritrovare il suo vigore? Dove troverà le risorse per riarmarsi, rimettersi a crescere e riprendere la via dell’innovazione?
I costi per rimettersi in carreggiata sono notevoli. Per riarmarsi, avrà bisogno come minimo di © Tempi
