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Detta come va detta, il Green Deal è stato un clamoroso errore

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28.09.2025

Per gentile concessione dell’autore ripubblichiamo un articolo di Antonio Gozzi apparso su Piazza Levante.

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Mario Draghi nella sua ultima comunicazione alla Conferenza Ue di alto livello ha avuto il coraggio di dire che la decisione della Commissione europea di mettere al bando i motori endotermici a partire dal 2035 è stata assunta su basi che non esistono più. «Gli obiettivi fissati per il 2035 si basano su presupposti che non corrispondono più alla realtà attuale del mercato e dello sviluppo tecnologico».

L’idea che la scadenza del 2035 avrebbe generato un “circolo virtuoso”, con investimenti in infrastrutture di ricarica, tecnologia (batterie, microchip) e innovazione che avrebbero poi fatto diminuire i costi dei veicoli elettrici, secondo Draghi non si è realizzata, almeno nei tempi e nella scala previsti.

Gli obiettivi fissati per il 2035 «potrebbero rivelarsi irrealizzabili», e se l’Europa insiste su questi target si rischia di dare un vantaggio competitivo ad altri attori globali, in particolare alla Cina.

Draghi ha auspicato che la normativa futura segua «un approccio tecnologicamente neutrale» prendendo in considerazione non solo i veicoli elettrici ma anche alternative con emissioni prossime allo zero (combustibili alternativi sintetici e biocarburanti e, se economicamente sostenibile, l’idrogeno).

Le considerazioni svolte dall’ex governatore della Bce ed ex premier italiano a proposito di uno dei pezzi fondamentali del cosiddetto Green Deal sono state persino diplomatiche, o comunque prudenti, perché Draghi non ha potuto o non ha voluto dire che il Green Deal e tutte le norme che ne sono seguite a partire dalla strategia sull’auto e al sistema Ets (Emissions Trading System e cioè il principale strumento varato dalla Ue per ridurre le emissioni di gas serra) sono state un clamoroso errore.

È facile dimostrare questo assunto se si ha il coraggio di analizzare i dati senza occhiali ideologici.

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