Dramma abbattimenti, il silenzio dei colpevoli
Esistono vicende di fronte alle quali, ancor prima del rappresentante delle Istituzioni, si sente chiamato a fare la propria parte il cittadino, il membro di una comunità. Ed è con questo spirito che da tempo mi batto contro il fenomeno delle demolizioni indiscriminate di costruzioni gravate dai cosiddetti abusi di necessità. Un meccanismo infernale che, in particolare nella nostra regione, pende come una spada di Damocle sulla testa di centinaia di migliaia di abitanti e che, senza alcuna comprensibile logica, colpisce adulti, bambini, anziani e perfino soggetti fragili, persone con disabilità, quelle che più delle altre avrebbero bisogno di supporto e assistenza ma che vengono lasciate sole al proprio destino. Un fenomeno scriteriato e ottuso che, nella stragrande maggioranza dei casi, porta all’abbattimento di prime abitazioni, il solo e unico tetto che tanti padri di famiglia, dopo i sacrifici di una vita, dopo aver pagato mutui, tasse, aderito a condoni rilasciati con tutti i crismi di legge da un Comune e aver ricevuto tutte le rassicurazioni, sono riusciti a mettere sulla testa dei propri cari.
Abitazioni che si decide di demolire all’improvviso, e non per il fatto che non siano strutturalmente solide, sicure o che magari siano sorte in un’area sottoposta a vincoli paesaggistici, in zone interessate da rischio idrogeologico, sismico o da fenomeni di bradisismo. A volte ci sono case che vengono abbattute solo perché un giudice, da un giorno all’altro, anche a distanza di trenta o quarant’anni dalla realizzazione di quegli edifici e dalla partenza dell’iter per la sanatoria, recupera un faldone dal mucchio, decide che questo o quel condono presenta delle incongruenze non importa se minime e ininfluenti e in maniera cavillosa, da........
© Roma
