Wanda Marasco: "L’ossessione per la cura. Il medico Palasciano è un simbolo universale"
Il corpo che trema, che vacilla, dal quale scivola fuori la follia, o che tradisce inciampando in una radice. ll corpo che grida inascoltato da una società corrotta e claudicante. Il corpo da curare come sfida all’eternità e alleanza indiscutibile all’integrità morale. L’ultimo romanzo di Wanda Marasco, Di spalle a questo mondo (Neri Pozza), nella cinquina finalista del Premio Campiello, ci ricorda cosa sia la letteratura, magistralmente intrecciata con i temi universali dell’esistenza umana. Al centro la figura di Ferdinando Palasciano, primo chirurgo a proclamare la neutralità dei feriti di guerra, come Dostoevskij condannato e poi graziato, "morto per troppa onestà" e al centro di titanici scontri con la Storia.
Marasco, quante cose rappresenta la figura di Palasciano?
"È simbolo della cura, ma nell’accezione di compagnia, di reciprocità. Quando ci troviamo con lui, all’interno del manicomio o della torre che fece costruire sul ciglione orientale di Capodimonte, siamo davanti a un microcosmo e un macrocosmo dove il malato è in connessione con gli altri e con la vita, perché è in connessione con i guasti e con le assenze. Credo che la sua storia riesca a diventare un po’ la metamorfosi d’amore presente ne La montagna incantata, con dei forti legami alla radice esistenziale e in linea con la medicina attuale focalizzata sull’Io e sul corpo".
Incarna anche la storia d’Italia...
"È un eroe rinascimentale che resiste, come può, al tradimento degli ideali avvenuto dopo l’unificazione, che fu, come ormai sappiamo, una spaventosa annessione. La sua storia mi ha consentito una scrittura di forte impegno........
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