Roma, 9 dicembre 2025 – La parola magica è "convergenza". Da Londra a Roma la rilanciano tutti. Ciascuno intendendola a modo proprio. E il primo a dover credere (o fingere) che il reciproco avvicinamento di Europa e Stati Uniti sul dossier ucraino rimanga plausibile a dispetto dei fatti è Volodymyr Zelensky. Ieri pomeriggio a Downing Street con Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz, poi in serata a Bruxelles con il duo Ursula von der Leyen-Antonio Costa più Mark Rutte ("discussioni positive" la reazione del segretario Nato), il presidente ucraino insiste e resiste. In particolare a Donald Trump, "deluso" per l’ultima proposta di pace americana "non ancora letta". Pericolo di intercettazioni, meglio sentire il mio capo negoziatore di persona – la replica (non testuale). "Credo la Russia sia d’accordo, non sono sicuro Zelensky...", insinua ancora il tycoon al quale l’Europa proprio non piace: "Deve stare molto attenta, sta andando in direzioni sbagliate" (persino nell’"ingiusta" multa a X).

Dopo l’arrivo a Roma a tarda notte, anche oggi a Castelgandolfo con Papa Leone XIV, poi a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, Zelensky proverà a ricucire la tela squarciata da Mosca e osservata da........

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