Febbre dei droni, tutti li vogliono ma non riescono a produrli
Dipendenza da Cina e Taiwan, fabbriche arretrate e inesperienza nella produzione di motori elettrici piccoli e potenti. E mentre l’Europa litiga per il suo “Muro di droni”, gli Usa corrono ad aprire nuovi stabilimenti.
La febbre dei droni da guerra, soprattutto di quelli piccoli e a basso costo, non accenna a ridursi. C’è però un problema: nessuno, tranne la Cina, oggi riesce a costruirne con la rapidità necessaria per poterli utilizzare in combattimento, quindi perdendoli. Il punto è questo: i sistemi a pilotaggio remoto più leggeri evolvono rapidamente dal punto di vista tecnico e riempire gli arsenali per poi non utilizzarli li rende inutili nel giro di poco tempo, anche meno di un anno. Lo sanno bene gli ucraini, che però li utilizzano in continuazione contro i russi, lo sanno cinesi, turchi e iraniani. Gli europei se ne sono accorti e proprio quello della produzione è uno degli argomenti più spinosi del progetto “Muro di droni” che Bruxelles ha annunciato ormai due settimane fa.
Lo stesso problema di tempistiche e forniture esiste negli Usa, per questo l’esercito americano sta rapidamente trasformando la sua base industriale in una moderna rete di fabbriche di droni, scoprendo quanto sia difficile passare dai prototipi alla produzione di massa. Il Tenente Generale Christopher Mohan, attuale comandante del Materiel Command, in una recente intervista alla........
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