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In Europa c'è chi si prepara alla guerra

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06.01.2025

In Europa è arrivata la consapevolezza che subire un attacco militare - di ogni genere e gravità - non è più impensabile. E molti Paesi cominciano ad attrezzarsi: con riarmo, difese, bunker. Ma anche con nuovi cimiteri.

Ognuno si organizza come può, come meglio crede. In Italia, al comando dello Stato maggiore della Difesa di Roma, dal più alto in grado fino all’ultimo militare, tutti indossano la mimetica: «Bisogna prepararsi all’ipotesi peggiore» spiega il generale Carmine Masiello. Ben più cupo è l’atteggiamento svedese: a metà dicembre la Chiesa luterana ha ricevuto dal governo di Stoccolma la richiesta di individuare dieci ettari di terreno e di prepararsi all’eventualità di dover seppellire 30 mila persone, non solo soldati.

Freddi venti di guerra scuotono il mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente, e gelano la schiena fino a Taiwan, dove la flotta cinese è appena tornata a circondare l’isola. E l’Europa, quasi senza accorgersene, ai conflitti ha cominciato a prepararsi. No, non come tre mesi fa aveva suggerito Mario Draghi, che nel suo Rapporto all’Unione europea aveva raccomandato più integrazione e più spesa per la difesa comune. Ma in ordine sparso. Di fronte alle crescenti minacce di Vladimir Putin, lo scorso 19 novembre, a Varsavia, i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Polonia hanno firmato un documento di forte critica «all’escalation delle attività ibride di Mosca contro i Paesi della Nato e dell’Ue», che «stanno creando rischi significativi per la sicurezza». Da allora, però, l’Europa unita non ha saputo fare nulla di più concreto. In molti Stati, invece, è partita una silenziosa, concretissima corsa ai preparativi: piccole mosse e quasi ingenue, a volte, ma comunque sintomatiche di un’inquietudine inedita, almeno dalla fine della Guerra fredda.

Uno dei passi più decisi l’ha fatto........

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