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Luke Perry, su Sky il documentario che celebra il ragazzo che non voleva essere una star

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In arrivo su Sky Documentaries, I Am Luke Perry racconta la vita e l’eredità dell’attore che ha trasformato il dolore in carisma, diventando il volto più umano della generazione Beverly Hills

C’è un momento preciso in cui gli anni Novanta prendono forma sullo schermo: un ragazzo in giacca di pelle, sguardo basso, voce roca e sigaretta in mano entra al Peach Pit. Si chiama Dylan McKay, ma dietro quel personaggio c’è Luke Perry, l’uomo che più di ogni altro ha incarnato la fragilità elegante di un’epoca.

Ora la sua storia torna a vivere nel documentario “I Am Luke Perry”, in prima visione il 15 novembre alle 22.50 su Sky Documentaries (e in streaming su NOW), prodotto dall’amico e collega Jason Priestley, alias Brandon Walsh. Un film che non è solo una biografia, ma una lettera d’amore al ragazzo di provincia che divenne icona.

Luke Perry non era nato per Hollywood. Cresciuto a Mansfield, Ohio, in una famiglia operaia, arrivò a Los Angeles con poche certezze e molti sogni. Faceva la fila ai provini, lavorava nei cantieri tra un’audizione e l’altra, finché Aaron Spelling non lo scelse per Beverly Hills, 90210. Da quel momento, il suo destino cambiò: Dylan McKay divenne il simbolo di una generazione, il ragazzo “troppo adulto per la sua età”, con lo sguardo perennemente rivolto al passato e l’anima di chi sa già di essere in bilico.

Dylan McKay non era solo un personaggio: era uno stato d’animo. Quell’aria di disincanto, il ciuffo ribelle, le camicie aperte e il silenzio che diceva più di cento battute fecero di Luke Perry il volto più riconoscibile della cultura pop anni ’90. Era un eroe atipico, senza armature né certezze, un........

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