menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

Salute e terzo mandato, la doppia partita che sta spaccando il centrodestra in Fvg

3 14
thursday

Disegnare la sanità del futuro, in Friuli Venezia Giulia, ha reso il finale di 2024 e l’inizio di 2025 ricchi di tensioni e insidie, per la maggioranza politica di centrodestra in regione.

Due i fronti: sanitario, con il Pordenonese che si sente penalizzato dai contenuti del nuovo piano oncologico regionale, e politico, con Fratelli d’Italia in posizione delicata, in vista delle comunali di primavera nella stessa Pordenone e a Monfalcone. Da un lato la necessità di vicinanza ai territori e ai loro elettori, dall’altro il patto di fedeltà con la coalizione di governo.

Ecco, per tappe, quanto accaduto finora.

Tutto nasce con la presentazione di questo documento: il “Piano oncologico regionale 2025-2027”. L’obiettivo della Regione è alzare la qualità dell’assistenza ai pazienti oncologici valorizzando i punti di eccellenza e introducendo nuove sinergie. Per riuscirci il direttore della Rete oncologica regionale (Ror) Gianpiero Fasola, incaricato di sovrintendere a questo delicato passaggio, il 18 dicembre 2024 a Udine illustra il piano 2025-2027 al Consiglio delle autonomie locali.

Insieme al piano della Ror vengono presentate le linee annuali per la gestione del servizio sanitario regionale per il 2025.

Le indicazioni del Piano oncologico nazionale e le scelte della Regione – si legge nel documento – sono orientate a mantenere quanto più possibile vicine alla residenza del paziente oncologico le prestazioni che abbiano caratteristiche di cronicità (terapie mediche, visite di controllo, terapie sintomatiche e di supporto, cure palliative, fine vita).

Un approccio diverso riguarda prestazioni occasionali o uniche nel percorso di cura (per esempio l’asportazione di un tumore) per le quali siano richieste specifiche competenze e/o risorse tecnologiche e organizzative.

Tutte le indicazioni (scientifiche, metodologiche, normative) guidano verso la concentrazione in un numero limitato e definito di centri, selezionati nell’ambito della Ror in base a criteri trasparenti per assicurare i migliori esiti per i pazienti.

Rispetto alla revisione della Rete chirurgica e oncologica, Riccardi precisa: «Nessun ospedale verrà chiuso, ma prevediamo una netta distinzione tra hub e spoke e una specializzazione nel rapporto tra i due tipi di struttura».

Questo consentirà di alzare la casistica e di introdurre un elemento di attrattività nella mobilità delle limitate competenze professionali disponibili.

Le scelte sulla concentrazione delle attività di chirurgia oncologica saranno adottate sulla base di criteri e di un approccio metodologico trasparenti, aggiungerà poi Fasola. I criteri principali terranno conto anche dell’epidemiologia e dei volumi di attività delle sedi ospedaliere.

E cosa succede adesso? Entra in campo la politica. Fratelli d’Italia a Pordenone, da Emanuele Loperfido (deputato e segretario provinciale del partito) ad Alessandro Ciriani (europarlamentare ed ex sindaco della città), prende subito le distanze da un disegno volto a depotenziare il Friuli occidentale in generale e l’ospedale di Pordenone e il Cro in particolare.

«Il Cro di Aviano resti risorsa strategica per l’intera regione e il Paese, mantenendo e potenziando la sua capacità di attrazione che si estende dal Meridione al vicino Veneto» fa loro eco Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico e della Fondazione Cro Aviano onlus, che non esclude in futuro «un’azienda sanitaria unica tra Pordenone e Udine».

Il sindacato Nursind stigmatizza l’intenzione «da parte della Regione di commissariare il Centro di riferimento oncologico di Aviano, mettendo tutto in capo al direttore generale dell’Azienda sanitaria».

Compatta,........

© Messaggero Veneto


Get it on Google Play