La libertà intellettuale è ricerca continua e così anche la fede
Mi ricordo ancora quel pomeriggio denso di silenzio e appunti, chino sui testi per l’esame di Antropologia Culturale. Tra la pila disordinata di quei testi, uno in particolare lasciò il segno: “La fine del mondo” di Ernesto de Martino. Anche se già il titolo sollevava qualche inquietudine, fu l’episodio in cui fu coinvolto un vecchio pastore calabrese – dapprima spaesato e perso e infine ripresosi grazie alla vista del campanile di Marcellinara – a imprimersi con la forza di un’immagine simbolica. Il campanile, sembra ipotizzare Ernesto de Martino, non è solo un punto di riferimento geografico. È un’ancora di realtà, un segno tangibile che riattiva la memoria, l’identità, l’essere. Quel pastore, in balia dello smarrimento percettivo, torna a esistere nel momento in cui riconosce il profilo familiare della........
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