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Kirk, è l'ora degli sciacalli da complotto 

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In attesa del funerale, domenica, allo stadio di Glendale in Arizona, mentre metà America piange la morte di Charlie Kirk, l’altra metà o fa campagna elettorale, o celebra l’omicidio o ridicolizza la vedova (nominata ieri Ceo e presidente dell’organizzazione fondata dal marito, Turning Point Usa). Al dibattito interno sulla libertà di parola e sull’inaccettabilità ideologica delle idee altrui, sono stati aggiunti ottani anche dall’estero: Russia, Cina e Iran stanno alimentando teorie del complotto e divisioni.

Secondo il New York Times, che cita un rapporto di NewsGuard, nei sette giorni successivi alla sparatoria, media statali e troll online dei tre Paesi hanno diffuso oltre 6.200 affermazioni e notizie false, con l’obiettivo di presentare gli Stati Uniti come un Paese disfunzionale e minarne la reputazione globale. Il canale russo Rt, per esempio, ha rilanciato voci infondate su presunti segnali fatti da persone vicine all’attivista per coordinare l’attacco. Il teorico ultranazionalista Aleksandr Dugin ha parlato di un piano del “Deep State” e della Open Society di George Soros contro i valori........

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