Separazione delle carriere e strategia del carciofo
Manca solo l’ultimo passo: con il voto del 18 settembre, la Camera dei deputati ha approvato in seconda lettura il testo del disegno di legge costituzionale per la riforma dell’ordinamento giurisdizionale che introduce la separazione delle carriere tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti, prevede lo sdoppiamento del Csm in due Corti separate e affida il giudizio disciplinare su tutti i magistrati, competenza attualmente esercitata dalla apposita sezione del Csm, a un’Alta Corte disciplinare, separata dal Csm. Il testo deve ancora passare in seconda ed ultima lettura al Senato, e potrebbe essere poi sottoposto a referendum confermativo.
È bene chiarire subito che la modifica in gestazione non avrà nessuno, nessunissimo impatto con quello che è il problema principale della giustizia penale, vale a dire la sua eccessiva lentezza. La riforma non incide sui tempi lumacheschi del processo, perché non attiene alle modalità del suo funzionamento, che resta invariato, ma allo status giuridico dei protagonisti pubblici che lo animano: il giudice e il pm. Di ciò hanno ormai preso atto pubblicamente anche i sostenitori della novella, che, dopo aver sbandierato per decenni la volontà di separare le carriere per motivi di efficienza, ripiegano adesso sul più circoscritto obiettivo di smantellare le incrostazioni correntizie: la riforma come rimedio alla degenerazione delle correnti, dunque. Ancora una volta, non è vero. O meglio, non è del tutto vero, perché la riforma introduce in effetti un macchinoso congegno in base al quale i componenti di ciascuno........





















Toi Staff
Gideon Levy
Tarik Cyril Amar
Belen Fernandez
Andrew Silow-Carroll
Stefano Lusa
Mark Travers Ph.d
Robert Sarner
Constantin Von Hoffmeister