Pasquale Pistorio e il modello di sviluppo insuperato
Per dire quanto Pasquale Pistorio fosse avanti agli altri, centometrista e gigante in mezzo a lumache e pigmei, il pensiero – solo uno dei tanti che affiorano appena saputo della sua scomparsa – fa riavvolgere il nastro a una serata di gala nel salone del Municipio di Stoccolma, 18 settembre 1997. Prima di ricevere dalla regina di Svezia una sorta di Nobel per l’elettronica, ci prese sottobraccio, contento di poter intercalare la discussione parlando anche in siciliano, e ci disse: «Stati Uniti ed Europa, insomma l’Occidente, comincino a capire che dovranno confrontarsi con i Paesi del cartello BRICS». Lo predisse quando quasi tutti pensavano che l’acronimo BRICS si riferisse a qualcosa di legato al bricolage e non alla pressione che sarebbe arrivata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Un episodio sicuramente marginale, la parte per il tutto, per dire e ricordare chi è stato Pasquale Pistorio. E rimpiangerlo: vent’anni fa, intervistato nel giorno del suo pensionamento “formale” (un uomo alla Pistorio non va mai in pensione, semmai signorilmente fa qualche passo di lato e si dà altri obiettivi) stigmatizzava l’ipotesi di dazi alla Cina e avvertiva dei rischi a catena per un mondo già globalizzato che pensava di alzare muri verso i nuovi Potenti.
Un visionario pragmatico, Pasquale Pistorio, un ossimoro che vuole esplicitare la capacità di questo manager illuminato – venuto dall’entroterra siciliano e poi cittadino del mondo e ambasciatore del genio siciliano – di........





















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