Il male cova dentro tutti noi
In una celeberrima pagina de “Le Confessioni”, una delle pietre d’angolo della nostra cultura, Agostino d’Ippona ricorda un episodio della sua adolescenza che lo ha segnato per sempre.
Assieme a un gruppo di amici ruba delle pere dall’albero di un contadino senza alcun motivo, senza essere spinto né dalla fame né dall’interesse né dalla vendetta. Oltretutto, le pere non sono neppure buone e alla fine le butta quasi tutte in un recinto per darle in pasto ai maiali. Un fatto di una banalità assoluta che però - il diavolo si nasconde sempre nel particolare - gli scoperchia un mondo perché per la prima volta lo fa guardare dentro di sé. E guardare dentro di sé gli fa paura. Agostino ha capito che la sua natura - e quella di tutti gli esseri umani - è segnata dal male, dal gusto del male per il male, dal male gratuito, dal male innato, dal male motore invisibile delle proprie azioni.
È una riflessione di profondità clamorosa, sconvolgente, antica, profetica e modernissima al contempo, non a caso “Le confessioni” sono la prima autobiografia della storia della letteratura, anche se non è “solo” letteratura, ma anche il primo romanzo psicanalitico della storia della letteratura, anche se non è “solo” un romanzo. Un libro gigantesco, che ha influenzato dozzine di autori, da Petrarca e Dante a Rousseau e Dostoevskij, per non parlare di Freud e di infiniti altri. È comprensibile Lutero senza Agostino? È comprensibile il nostro Manzoni senza il giansenismo agostiniano? E il........
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