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Chi manovra il patibolo prima o poi ci finisce

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07.04.2025

Il giustizialismo è sinonimo di cretinismo. Nel nostro paesello dei datteri e dello zafferano per averne la prova c’è solo l’imbarazzo della scelta, basta guardare agli ultimi trent’anni di storia patria. Ma anche in Francia da qualche tempo non si scherza niente.

L’aspetto più spassoso della sentenza su Marine Le Pen, condannata in primo grado a quattro anni di carcere - due sospesi, due da scontare ai domiciliari con il braccialetto elettronico - e cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato per appropriazione indebita di fondi europei, è proprio questo. E cioè che il meccanismo stringente e perverso che le toglie la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027, dove partirebbe largamente favorita, è di fatto una sua creatura. E’ un po’ la sindrome di Robespierre, oppure, sempre per restare in ambito rivoluzionario - come ricordato nei giorni scorsi da Giuliano Ferrara in un editoriale sul “Foglio” di rara sapienza, a confronto del liquame polemico da osteria sboccato dai nostri giornali di destra e di sinistra - quella della ghigliottina che è uscita dalla rotaia e ha mozzato il cranio non al condannato, ma alla tricoteuse. Come noto, le tricoteuses erano le donne che passavano il tempo facendo la maglia sotto il patibolo dove i puri, gli onesti i migliori, gli incorrotti e incorruttibili tagliavano la testa, senza processo, a tutti quelli che non la pensavano come si deve. Ma poi, guarda un po’, la testa a cadere, anche in questo caso senza........

© La Provincia di Como