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I timori di Putin: attento ai reduci!

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04.06.2025

Che cosa accadrà dal giorno dopo della fine del conflitto russo-ucraino? Quando, cioè, i soldati russi rimpatriati dal fronte, tolta la divisa, prima o poi si interrogheranno sul senso di un regime che gestisce il Cremlino come una sorta di corte medievale, e non come uno Stato moderno? Una cosa è certa: Vladimir Putin avrà un serio problema di veterani, con molti di loro affetti da disturbi mentali e comportamentali, dopo aver fatto da cavie e da bersagli umani indifesi nella moderna, spietata guerra dei droni. Tutti costoro sono destinati a esercitare una forte pressione sul regime, avanzando richieste ineludibili in merito all’erogazione di sussidi economici adeguati al costo della vita; ai riconoscimenti di status (terre fertili da coltivare; riserva di posti di lavoro nell’Amministrazione pubblica; e così via); a cambiamenti concreti da introdurre in seno alla società russa. Tutte pretese legittime, ma che non potranno trovare accoglimento in un’economia russa caratterizzata da un elevato debito pubblico e da un’inflazione a doppia cifra, conseguenza diretta della rigida austerità derivante da un’economia di guerra. Per fare un confronto storico, nel 1922 la Gran Bretagna si dovette confrontare con 1,5 milioni di disoccupati, di cui l’assoluta maggioranza era costituita da reduci della Grande guerra non abili al lavoro. L’esperienza britannica dice che le così dette “khaki elections” (che si svolgono nei regimi democratici durante i periodi bellici o postbellici) generano una forte spinta a favore delle riforme sociali: quindi, anche in un sistema dittatoriale chiuso, come quello putiniano, non sarà certo facile per l’oligarchia al potere ignorare la protesta più che scontata dei veterani, esperti in combattimento e che non hanno alcun timore o remora di ricorrere alla........

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