Il dialogo immaginario tra Seneca e Faust nel libro di Andrea Carandini
È sorprendente leggere il libro di cui è autore il grande studioso di archeologia Andrea Carandini, intitolato Seneca e Faust. Dialoghi sulla morale tra origini e decadenza, edito dalla casa editrice Rubettino. Nella prima parte del dialogo, immaginando l’incontro tra questi due personaggi – Seneca che simboleggia la saggezza del mondo antico, e Faust l’inquietudine dei tempi moderni – Faust confessa di essere felice di conversare con un uomo dall’animo tranquillo e sereno. Ricorda Seneca che, durante i primi anni del regno di Tiberio, la sorella di sua madre lo accompagnò a Roma perché potesse seguire i maestri della filosofia, quali Metronotte, Attalo, Sozione di Alessandria, Papirio Fabiano. Sestio, uno dei suoi maestri, non si recava né era ricevuto nel palazzo di Augusto sul colle Palatino. Sotto Caligola, il principato di Augusto si era trasformato in una monarchia universale, simile a una tirannide persiana. Nel 41 vi fu la congiura per eliminare Caligola e restaurare la libertà.
In quegli anni, Seneca compose il suo testo intitolato la Consolatio ad Marciam, che aveva perduto il figlio. Marcia non riusciva a superare il dolore provocato dalla morte di suo figlio. Per consolarla, Seneca osserva che nascendo approdiamo al mondo, e siamo in balia della fortuna che infligge a piacere i suoi maltrattamenti, sicché la vita è un pianto. Solo nella morte, che elimina l’arbitrio della fortuna, siamo esenti dalle insidie della vita. Sotto il regno di Claudio, nei suoi dialoghi con Faust, Seneca ricorda di avere scritto il suo trattato sull’ira (De Ira). L’ira è la reazione causata da una offesa ricevuta oppure da un torto subito. La ragione, da cui dipende la nostra sorte, ha........
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