Tunisia: la deriva verso l’Iran
Che l’affidabilità del presidente tunisino Kaïs Saïed fosse discutibile, secondo semplici parametri analitici occidentali, è cosa affermata. Ma l’avvicinamento a Teheran sta sollevando aggiuntive perplessità che potrebbero condizionare ulteriormente il futuro dei rapporti dello Stato nordafricano con l’Occidente. La presenza di Saïed a Teheran, mercoledì 22 maggio, per il funerale del presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto per la caduta di un vecchio elicottero di fabbricazione statunitense su cui viaggiava – una questione peraltro ancora da chiarire – non ha fatto scalpore più di tanto. È vero che la sua partecipazione al funerale di Raisi non era scontata, alla luce della tradizione diplomatica tunisina, ma Saïed è stato ricevuto dall’Ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema della Repubblica Islamica, con calore e riconoscimento, definendo il capo di Stato tunisino “personalità accademica virtuosa”. Ali Khamenei si era già congratulato con Saïed nel 2019 per sua elezione, non disapprovando successivamente quando nel 2021 esautorò il Parlamento con un colpo di Stato “endogeno”. Ricordo che l’ultima visita di un capo di Stato tunisino in Iran risale al 1965. Il presidente era Habib Bourguiba che incontrò lo Scià dell’Iran Reza Pahlavi durante un viaggio diplomatico che lo portò a visitare anche una decina di nazioni.
Le riserve internazionali sulla presenza al funerale di Raisi sono manifestate anche dalla latitanza di molte delegazioni straniere. Ed è proprio su questo aspetto che spicca la presenza di capi........
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