La dottrina Monroe ieri e oggi
La natura storica, giuridica e geopolitica di un principio cardine della politica estera statunitense
Ieri
Riteniamo opportuno ricordare il 2 dicembre 1823, allorquando il presidente James Monroe pronunciò il suo messaggio annuale al Congresso, nessuno avrebbe potuto immaginare che in quel momento le parole del presidente, apparentemente pensate per tutelare l’emisfero occidentale, contenendo le ingerenze coloniali europee dell’epoca, avrebbero contribuito a elaborare per oltre due secoli, la struttura giustificativa della politica estera degli Stati Uniti. La cosiddetta Dottrina Monroe (“America agli americani”) costituiva una chiara e ferma posizione di contrasto in risposta alla tendenza espansiva della Restaurazione europea, dell’espansione imperiale e dei tentativi delle potenze monarchiche di reprimere i moti d’indipendenza in America Latina. Storicamente, la Dottrina Monroe non fu un atto di altruismo panamericano ma una dichiarazione di principio sul ruolo che gli Stati Uniti intendevano assumere nell’emisfero occidentale. Come ha sottolineato George C. Herring, essa rappresentò la “prima articolazione coerente di una sfera d’influenza statunitense” (From Colony to Superpower, 2008). Giuridicamente, il principio non aveva forza normativa internazionale, ma acquisì un peso consuetudinario con il tempo, venendo progressivamente riconosciuto – e contestato – come elemento strutturante delle relazioni interamericane.
Nel XIX secolo, la dottrina trovò le sue prime applicazioni concrete nella politica di contenimento delle ingerenze europee. L’episodio del Venezuela nel 1895, in cui il presidente Grover Cleveland invocò la Dottrina Monroe per opporsi all’arbitrato imposto dal Regno Unito, segna una prima trasformazione: da principio difensivo a strumento di proiezione diplomatica. Tale mutamento culminò con il Corollario Roosevelt (1904), che reinterpretò la dottrina come legittimazione all’intervento attivo degli Stati Uniti nei confronti dei Paesi latinoamericani per “prevenire” instabilità interna o ingerenze esterne. La svolta rooseveltiana introdusse una dimensione giuridico-politica nuova: la dottrina divenne uno strumento di intervento preventivo, giustificato da un presunto obbligo di tutela dell’ordine regionale. Come osserva Thomas A. Bailey (The Policy of the United States toward Latin........© L'Opinione delle Libertà





















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