«Mia figlia Luana è morta per produrre un poco di più per l'azienda. E io voglio giustizia»
Non c’è niente di bello nella storia che vi sto per raccontare. Non ci sarà mai un lieto fine, non un riscatto. Ma voglio raccontarvi questa storia per sostenere la missione di una madre che ha perso la figlia sul lavoro. Luana D’Orazio era un’operaia di ventidue anni ed era la mamma di un bambino di cinque anni.
«Non sono fatalità: si chiamano omicidi, perché, come ad esempio nel caso di mia figlia Luana, è stato manomesso il macchinario, che non aveva nessuna protezione. Non è un caso», mi spiega Emma Marrazzo: «Venti giorni prima della sua morte, Luana aveva raccontato al padre di avere strisciato contro il macchinario. Mio marito rispose tranquillizzandola sul fatto che non stavamo più lavorando con le incertezze di sessant’anni fa. Che oggi, grazie alle fotocellule e alle protezioni, non le sarebbe accaduto niente. Ma così........
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