«Welcome», noi insieme per crescere: «La fragilità non è solo un ostacolo»
Mozzo Laura, Vanessa e Sabrina sono tra le partecipanti al progetto dell’associazione «Abilitare Convivendo»
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C’è un appartamento a Mozzo, che, dall’esterno, non dice nulla di speciale. Un piccolo condominio in una strada a fondo chiuso, un quartiere tranquillo, un giardino ben curato, il profilo discreto tra tante altre abitazioni. Ma basta attraversare la porta e sedersi per un’ora in cucina per scoprire quante piccole e grandi trasformazioni avvengono in quello spazio, accogliente e confortevole, che ospita da dieci anni il «Progetto Welcome» dell’associazione Abilitare Convivendo.
Cambiamenti che si realizzano a partire dalla vita quotidiana, con il sapore di una rivoluzione. Sul tavolo ci sono una tovaglia, tazze e bicchieri, un vassoio di biscotti. Laura muove le mani con cura mentre taglia le verdure, Vanessa commenta l’ultima puntata di un programma televisivo, Sabrina ride per un dettaglio che alle altre era sfuggito. Parlano, scherzano, si interrompono, si correggono. Non c’è un educatore sempre presente, non ci sono sorelle o fratelli che vigilano. Ci sono loro tre, donne adulte con una disabilità, che si conoscono da sempre e hanno deciso di vivere insieme, con una normalità che un tempo sembrava un miraggio.
Dieci anni fa, se qualcuno avesse proposto di lasciarle dormire una notte da sole in quell’appartamento, i genitori avrebbero scosso la testa spaventati. Troppo azzardo. E invece oggi è la loro normalità, cresciuta gradualmente nel tempo: prima un giorno di convivenza, poi due, poi cinque, rispettando i loro tempi ed esigenze. Sveglia al mattino, lavoro o attività educative e di volontariato, autobus presi senza esitazione, e poi ritornare a casa per cenare insieme, pulire, riordinare, fare il bucato, guardare un film.
Il percorso che ha portato fin qui comincia da una domanda. Barbara Resta, psicologa, durante un colloquio con Veruska Facoetti, la sorella di Vanessa, giovane con sindrome di Down, un giorno le aveva detto: «E se fosse lei a scegliere con chi vivere?». Veruska ricorda ancora il silenzio improvviso che era calato nella stanza. «Per anni avevo pensato fosse scontato: in assenza dei miei genitori, Vanessa sarebbe venuta a vivere con me. Punto. Quella domanda mi ha costretto a ribaltare la prospettiva e a riconoscere che lei aveva diritto di decidere, come tutti».
Anche Loredana Battaglia, sorella di Laura,........© L'Eco di Bergamo





















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