«Il morbillo mi ha reso ipovedente ma Bergamo mi ha dato una nuova vita»
LA STORIA. La malattia di Augusto Valeriano Ravasio Nanque in Guinea Bissau, poi l’affido, l’adozione, la laurea e tanta speranza.
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«Cadrai mille volte – scrive Sergio Bambaren – e mille volte ti rialzerai in piedi. Non arrenderti»: questa è la filosofia di vita di Augusto Valeriano Ravasio Nanque, 36 anni, di Ponte San Pietro. In bergamasco potremmo dire, più brevemente, «Mòla mia». Originario della Guinea Bissau, ipovedente a causa delle complicazioni di una malattia infantile, è arrivato a Bergamo da bambino sulle ali di una grande speranza: sottoporsi a un intervento per recuperare la vista. Non è guarito, ma ha trovato comunque una nuova famiglia che lo ha adottato, sostenuto e amato, e tante nuove possibilità per esprimersi, al di là della sua disabilità visiva.
Quando Augusto cammina per strada, difficilmente qualcuno si accorge al primo sguardo di questa condizione: si muove con una tale disinvoltura da trarre in inganno perfino i suoi amici. «Qualcuno - sorride - a volte mi rimprovera, perché incontrandolo non l’ho salutato. Dimentica che io non posso vederlo. Distinguo soltanto le ombre, ma col tempo ho imparato alcuni trucchetti che mi permettono di mantenere la traiettoria corretta quando cammino e di evitare gli ostacoli. Ci riesco solo usando tutti gli altri sensi. Non è affatto facile, è il frutto di tanta fatica e allenamento».
Il percorso dal suo villaggio dalla Guinea Bissau a Bergamo, dal buio a uno spiraglio di luce, per Augusto non è stata solo una traversata geografica, ma anche esistenziale. In Africa era un bambino come tanti, correva scalzo, trascorreva intere giornate all’aria aperta, portava il bestiame al pascolo e giocava a calcio con gli amici. Quando si è ammalato di morbillo, non immaginava che gli sarebbe rimasto uno strascico più grave e profondo dei segni sulla pelle: «I medici - racconta - di solito consigliano di stare in un luogo chiuso con quella malattia, a riposo, senza esporsi al sole, ma in Africa per i bambini un comportamento di questo tipo è molto difficile». Lui non c’era riuscito, e forse anche per questo si erano presentate le complicazioni che poi lo hanno portato a perdere quasi completamente la vista. Augusto, però, non si è mai arreso, cercando un modo per continuare la sua vita come se niente fosse: «In Africa funziona la legge del più forte: solo chi resiste alle avversità sopravvive».
Così ha........
© L'Eco di Bergamo
