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Inchiesta Vitali: i tre prestanome e i timori dell’ex ad sulla scissione

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01.08.2025

LE INDAGINI. Nelle intercettazioni il dirigente critica l’utilizzo di «teste di legno» come amministratori. Il gip sottolinea l’«elevata spregiudicatezza» dei due fratelli.

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Alla collaboratrice del curatore fallimentare Giorgio Dall’Olio, che il 6 dicembre 2023 lo chiama per convocarlo nel suo studio, l’amministratore della Vita Srl risponde di non sapere nemmeno di che società si tratti.

È il contenuto di una delle intercettazioni nell’indagine che ha portato, martedì, al sequestro di quote per 50 milioni ai due fratelli Massimo e Cristian Vitali, indagati per bancarotta fraudolenta. Intercettazione che per gli investigatori è significativa del fatto che l’uomo, classe 1937 e malato di Alzheimer, non fosse proprio la persona idonea a gestire un’azienda che nel 2021 godeva di un attivo di 36,8 milioni di euro e un valore della produzione di oltre 10 milioni.

Secondo le accuse, nelle indagini della Guardia di finanza coordinate dal pm Guido Schininà, l’uomo sarebbe stato solo l’ultimo dei prestanome utilizzato dai fratelli per mettere a punto una strategia concretizzatasi il 1° marzo 2022 con

© L'Eco di Bergamo