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Villa Rodocanacchi: riecco il mulino ad acqua tra pietre, volte e gallerie

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07.07.2025

livorno

cronaca

LIVORNO. E’ lui. Il mulino ad acqua di Villa Rodocanacchi. Pietra, quella vera delle rocce del botro, lunghe gallerie piene di detriti, con la speranza di ritrovare là in fondo le vecchie pale. E ancora le volte in cotto. Una struttura di una decina di metri che lascia gli studenti del liceo Enriques a bocca aperta: dai libri di storia alla voglia di tornare a raccontarla, quella storia, fatta di secoli, di mugnai, di partite di grano. Dal 1752 ad oggi.

Qui Villa Rodocanacchi, Monterotondo: è la nuova impresa dei volontari dell’associazione Reset, cantori della storia cittadina a suon di fatica e passione. «Mentre facevamo vedere ai nostri ragazzi del liceo questa meraviglia, a conclusione del percorso Pcto che hanno fatto con noi, ci siamo detti: è un luogo fresco e refrigerato rispetto alla calura di questi tempi, perché non ripuliamo quel che resta della struttura e vediamo di riportarla almeno un po’ all’antica meraviglia?», così il presidente Giuseppe Pera.

Detto, fatto. Da qualche giorno i volontari sono tutti concentrati lì, in quel botro del Mulino (che anche adesso ha il suo rigagnolo d’acqua, nonostante l’estate torrida) che ha preso il nome proprio da quell’antica struttura voluta dal conte armeno persiano David Scheriman nel 1752. Pera sfoglia libri storici e documenti che arrivano anche dall’archivio storico del Comune. In un documento datato 1752 si legge: “Il signor David Scheriman di codesta città ha fatto istanza al Magistrato nostro perché sia concessa facoltà di poter far costruire due mulini nelle colline di Montenero, luogo detto Monterotondo, uno a vento e uno ad acqua con valersi rispetto a quest’ultimo dell’acqua che scaturisce da una sorgente vicino al luogo della costruzione”.

«E questo è il nostro mulino: questa struttura ha attraversato secoli tanto era fatta bene», esclama Pera. Parla e sfoglia uno scrigno della........

© Il Tirreno