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L'editoriale/ L'Italia dei giovani riparte dal Sud

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16.11.2025

Una delle molteplici attività meritorie dell’Istat, l’Istituto nazionale italiano di statistica, la fonte di ogni dato serio e affidabile di questo paese, è quella di realizzare ogni anno una ricerca sugli indicatori di “benessere sociale” del Paese. Un tentativo ben riuscito, ormai alla sua dodicesima edizione e ogni anno sempre più accurato, di offrire una lettura diversa di ciò che misura davvero la qualità della nostra vita. Non solo il reddito e la ricchezza, quindi, come noi aridi economisti ci limitiamo e ostiniamo a fare, bensì anche affidabilità e accesso alle cure mediche, aspettativa di vita, livello di istruzione, mobilità sociale, e così via: un complesso di 152 indicatori che, analizzati e sintetizzati, fotografano uno stato del nostro paese che va ben al di là dell’immagine fornita dalla mera contabilità nazionale. Il problema, però, è che il commentatore, il giornalista, lo scienziato sociale, anche senza desiderio di polemica, in questi indici di “benessere” cerca con........

© Il Messaggero