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Il giallo della colazione di Chiara Poggi e i due vasetti di Fruttolo uno dentro l’altro: è lì la firma dell’assassino di Garlasco?

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Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino

Garlasco (Pavia) – E se su uno dei due vasetti di Fruttolo ci fosse il Dna di Andrea Sempio? Se lo è chiesto, evocando quantomeno il rischio di contaminazioni, il legale dell’indagato della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. Se lo domanda anche la Procura di Pavia, che su quei piccoli contenitori di plastica rosa, insieme ad altri reperti di allora, ha chiesto analisi su genetica e impronte.

Se davvero ci fosse la firma dell’amico del fratello della vittima, si aprirebbe una breccia nel muro del suo racconto sul giorno del delitto. Uno scenario su cui deve fare chiarezza l’incidente probatorio in cui si confrontano gli esperti.

Tutto comincia, ancora una volta, in via Pascoli. Non il 13 agosto 2007, ma otto mesi e tre giorni dopo l’omicidio di Chiara Poggi. Il 16 aprile 2008. Mancano cinque minuti alle 10 e davanti al cancello carraio della villetta di famiglia si fermano le auto dei carabinieri e quella di mamma Rita e papà Giuseppe. Il capitano Gennaro Cassese, capo della compagnia di Vigevano, è accompagnato da un sottufficiale e da altri colleghi. Su ordine del pm di Vigevano, Rosa Muscio, che vuole portare a processo il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, il comandante deve riconsegnare la casa alla famiglia. I genitori della ventiseienne possono entrare per la prima volta, vedendo le tracce, ancora........

© Il Giorno