Paolo Picozza era molto più di un pittore
Il 13 novembre 1970 nasceva a Latina Paolo Picozza, che su Wikipedia viene definito pittore e grafico, ma che è stato molto, molto di più.
Animalista, intanto. La sua sfuriata contro la Lav, che per affidargli un pit bull salvato in pessime condizioni dagli atroci combattimenti tra cani pretendeva troppe garanzie, riempì di elettricità gli uffici di Blue, la rivista in cui lavorava in quel momento come grafico. Perché Paolo amava gli animali, li capiva, riusciva a essere sulla loro lunghezza d’onda, e sentire che qualcuno dubitava di questo amore e della sua capacità di cura lo indignava.
Anarchico, poi. Orgogliosamente “contro”, sorretto da una cultura libertaria che gli dava spessore sufficiente a discutere con chiunque non avesse le sue idee, ma soprattutto guidato da principii intrattabili, profondamente sentiti e vissuti: la libertà, l’orrore per la sofferenza e l’ingiustizia, il disgusto per l’umiliazione.
E naturalmente artista. Si laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma (alcuni studenti organizzeranno nel 2019, insieme all’Associazione Paolo Picozza, la mostra in suo onore «Cavalcare lo spazio», e nel 2017 verrà istituita dall’Accademia un premio intitolato a lui), comincia subito a esporre in personali e collettive, e presto lavora come grafico e impaginatore, disegnando anche storie che riduttivamente si potrebbero definire “fumetti”.
Proprio a Blue, che gli pubblica a più riprese delle tavole, da un sondaggio tra i lettori risulta al 7° posto nel gradimento dei vari fumettisti-disegnatori-illustratori, e lui è sbalordito, ombroso, diffidente. Viene da me, che dirigo il giornale e ho ideato il sondaggio, e senza preamboli mi fa: «Non ci credo, hai cambiato la classifica per non darmi un dispiacere. Io sarò di sicuro arrivato all’ultimo posto».
Gli piacevano i non-colori, e i toni acidi. Parlando di un inserto che poi non si fece mai, aveva proposto un progetto grafico (e anche di contenuti) che prevedeva........





















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