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Con la vittoria della destra estrema in Cile si riabilita il demone del passato

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15.12.2025

José Antonio Kast, candidato ultraconservatore del Partito repubblicano, estrema destra, è stato eletto presidente del Cile con il 58% dei voti, sconfiggendo clamorosamente la candidata della sinistra Jeannette Jara che si è fermata al 42% dei suffragi. La sua biografia è certamente inquietante per vari aspetti: il padre aderente al partito nazista in Germania, poi arrivato in Cile negli anni’50, il fratello maggiore ministro del Lavoro e della Sicurezza sociale sotto la dittatura di Pinochet; lui per anni intento a rimanere defilato programmando però l’ascesa a ruoli di primo piano. Poi esce allo scoperto e nel 1988 vota al referendum per mantenere al potere Pinochet. Proprio in questo periodo entra in contatto con Jaime Guzman personaggio chiave del regime di Pinochet, coautore della Costituzione del 1980, che segna una svolta decisiva per Kast diventandone maestro, e preparandolo alle future ambizioni. Egli aderisce così all’UDI, partito di destra radicale fondato da Guzman, di cui egli diventerà leader alla morte di quest’ultimo. Kast non ha qualità particolari, non ha la stoffa del leader, ma una riserva di tenacia e di capacità combinatorie che lo portano a stringere rapporti con la destra estrema. Alle presidenziali del 2021 cui si presenta candidato, espone un programma ultraconservatore (soppressione del Ministero della donna, abrogazione della legge sull’aborto e non riconoscimento delle coppie omosessuali). Non verrà eletto, ma impara la lezione e nelle presidenziali di ieri attenua alcuni tratti del suo programma e cattura una parte dell’elettorato femminile che in precedenza aveva votato per il candidato populista Gabriel Boric più accattivante. Soprattutto........

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