L’AI è il nuovo teatro del potere. Ma l’Europa resta fuori dalla stanza dei bottoni
L’intelligenza artificiale non è solo un fenomeno tecnologico. È una trasformazione infrastrutturale profonda, che ridisegna i rapporti di forza globali. E come ogni infrastruttura critica, ha bisogno di una fonte primaria: l’energia. I modelli di nuova generazione, da GPT-5 a Gemini Ultra, richiedono potenze di calcolo crescenti, sistemi avanzati di raffreddamento, architetture distribuite su scala planetaria. Ma soprattutto, richiedono elettricità. Molta elettricità. I giganti della tecnologia agiscono di conseguenza, trasformandosi di fatto in "ministeri dell'energia" privati. I numeri descrivono una realtà ineludibile. L'Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), nel suo report "Electricity 2024", stima che il consumo globale dei data center, che nel 2022 era di 460 TWh, potrebbe superare i 1.000 terawattora (TWh) entro il 2026. Si tratta di un volume pari al consumo energetico dell'intero Giappone. Secondo l'AIE, l'AI generativa potrebbe rappresentare da sola quasi il 10% di questo consumo entro il 2026. Questa nuova geografia del potere è già operativa: Stati Uniti e Cina stanno costruendo le fondamenta materiali dell’intelligenza del futuro. Washington promuove un vero e proprio “AI Industrial Act”, articolato su innovazione, energia e sicurezza nazionale. Pechino punta invece su velocità, implementazione e assenza di vincoli ideologici. Entrambi........
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