Il discorso di risposta a JD Vance che qualcuno doveva fare ma nessuno ha fatto: "È l’Europa che è preoccupata per l’America"
"Signor vicepresidente,
siamo davvero molto lieti che lei abbia trascorso delle piacevoli ore qui a Monaco di Baviera. Ci conforta sapere che ha così tanto apprezzato lo spirito comunitario che anima questa città, l’ospitalità dei suoi cittadini, e che si sia goduto con sua moglie la “splendida giornata invernale di ieri”, come l’ha chiamata. Speriamo sia anche riuscito a gustarsi una cioccolata calda o uno degli eccellenti prodotti della rinomata pasticceria bavarese. Ci spiace però che tutti questi piaceri non siano riusciti a distrarla a sufficienza dalle sue profonde preoccupazioni. Fosse stato così, forse non avrebbe avuto modo di esprimerle di fronte a noi come ha appena fatto.
Lei, signor vicepresidente, si dice “profondamente preoccupato”. E dice di condividere questa preoccupazione con tutta l’amministrazione americana che lei oggi qui rappresenta. Dice che questo vostro disagio, questa profonda angustia, deriva dall’osservare come l’Europa si stia allontanando da certi valori democratici fondamentali. Ci dice che la cosa che più la preoccupa per il nostro continente non sono i nemici esterni, ma un “nemico interno”. Se ho ben interpretato le sue parole, questo nemico interno si paleserebbe in una sempre più diffusa tendenza illiberale, che impedirebbe ai cittadini europei di esprimere la loro opinione e financo di vedere riconosciuto il loro voto: principi che sono sempre stati considerati sacri sia in Europa che nel suo grande Paese.
Signor vicepresidente, mi lasci dire che c’è anche qualcos’altro che ci accomuna: le stesse preoccupazioni. Quelle che lei ha appena così gentilmente espresso nei nostri confronti sono infatti molto simili a quelle che tanti, tantissimi cittadini europei nutrono oggi verso voi americani. Per cui le sono molto grato di aver sollevato la questione, dandomi l’opportunità di poterne parlare apertamente in uno spirito d’amicizia, come ha appena fatto lei con noi. D’altronde, sono certo che non se la prenderà, e che anzi apprezzerà molto la cosa, dato quanto tiene alla libertà di opinione e di parola.
Dunque signor vicepresidente, lei ha citato la Romania come esempio paradigmatico della supposta deriva illiberale dell’Europa, incapace di riconoscere l’esito di una tornata elettorale. Sa però, forse sono io a essere distratto, ma se cerco di ricordare quando è stata l’ultima volta in cui qualcuno ha disconosciuto l’esito di un voto democratico non mi viene in mente un Paese europeo, ma la sua nazione. Fu infatti proprio il presidente di cui lei oggi è vice a rifiutarsi circa quattro anni fa di cedere il suo ruolo al successore democraticamente eletto. “Stop the steal”: queste tre parole le ricordano qualcosa? Probabilmente sì, se non è distratto quanto me.
Vede però, mentre in Romania la sospensione del primo turno elettorale è avvenuta per sentenza della Corte costituzionale rumena, e quindi la cosa si è svolta in maniera per ora pacifica e nell'ambito della dialettica istituzionale, senza sovvertire alcun esito elettorale definitivo, quattro anni fa il suo presidente sobillò una sollevazione violenta contro i rappresentanti di un’istituzione regolarmente eletta. E anzi, fino a pochi mesi fa il suo stesso presidente affermava chiaramente che non avrebbe accettato un verdetto delle urne diverso da quello che lo avrebbe portato alla Casa bianca con proprio lei al suo fianco, signor vicepresidente.
Lei inoltre cita il caso del signor Adam Smith-Conner, arrestato e multato per “aver pregato tre minuti davanti a una clinica abortista in Inghilterra, senza disturbare nessuno”. Beh, signor vicepresidente, temo che lei sia stato male informato. Lasci che le racconti meglio i fatti. Lo scorso ottobre il signor Smith-Conner fece irruzione in una zona protetta della clinica, come aveva già fatto altre volte. Una guardia gli parlò per oltre 100 minuti cercando di convincerlo ad andarsene – altro che tre minuti! Al suo insistente rifiuto, è stato portato via e poi multato.
Vede signor presidente, lei può benissimo non essere d’accordo con certe leggi europee; ne ha pieno diritto. Tuttavia, vorrei che ci spiegasse come mai trova del tutto lecito e anzi urgente e necessario deportare in massa persone che arrivano illegalmente nel vostro Paese, mentre trova intollerabile che in Europa una persona venga rimossa da una zona interdetta. Così come vorrei che ci spiegasse perché negli Stati Uniti state cercando di impedire a molte persone di dirsi non-binarie in quanto la cosa offende qualcuno, mentre trova assurdo che qui in Europa si cerchi di impedire che nelle prossimità di cliniche abortive persone già in condizioni di grave prostrazione fisica e morale vengano importunate. Perché di questo si tratta, signor vicepresidente, e non certo di impedire alle persone di “pregare nelle loro case”, come falsamente ha affermato stia avvenendo in........
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