Da dove arrivano le Reborn che spopolano sul web
La cultura delle bambole Reborn prende vita intorno al 1990, quando alcuni appassionati hanno iniziato a trasformare le bambole in vinile. Rimuovevano con pazienza la vernice e i capelli originali, per poi ridipingerle e ricostruirle con cura, nel tentativo di renderle il più possibile simili a veri neonati. Col tempo, questa passione si è evoluta: oggi molti utilizzano kit appositi, composti da parti di bambola che, una volta assemblate e appesantite con materiali specifici, restituiscono tra le braccia la sensazione realistica di tenere un neonato in carne e ossa. Ogni bambola è un pezzo unico, realizzato a mano da artisti diversi, ognuno con il proprio stile. Una volta completate, queste bambole non vengono semplicemente vendute, ma “adottate” da appositi nidi che le mettono in vendita, a prezzi che variano da qualche centinaio di dollari fino a 15.000 dollari per i pezzi più pregiati. Spesso arrivano a casa con un nome già assegnato e, in molti casi, con tanto di certificato di adozione.
Ultimamente però la situazione sembra essere sfuggita di mano. Queste sono le ultime notizie che ci arrivano dal Brasile, dove una giovane donna pubblica un video nel quale sembra prendersi cura del suo bambino, Bento, mentre prepara un borsone per fiondarsi in ospedale. Lo descrive come “uno dei giorni più spaventosi della mia vita”. Nel video la si vede afferrare tutine, un biberon e documenti sanitari (?), per poi sistemare con attenzione il piccolo sul sedile posteriore dell’auto. In ospedale, il bambino viene pesato e adagiato su un lettino, dove lei gli toglie il ciuccio, gli dà il biberon e gli asciuga delicatamente........
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