Banco di Santa Croce: se il conto della tutela ambientale lo pagano, a torto, solo i subacquei
Squali gattucci, aquile di mare, tonni, cernie, banchi di sardine come nuvole sott’acqua, gorgonie, spugne. Chi fa immersioni al Banco di Santa Croce conosce questa lista a memoria e sa che è anche più lunga di così. Situata a meno di un miglio da Punta Capo d’Orlando, formata da guglie disposte in circolo con al centro una depressione di oltre 40 metri, questa Zona di tutela biologica sulla costa tirrenica campana è ricca di una biodiversità eccezionale che non ti aspetteresti di trovare in un’area così densamente popolata. Ma da qualche tempo questo piccolo paradiso rischia di sparire dalle rotte dei subacquei che amano immergersi nel Mediterraneo. Il comune di Vico Equense ha approvato un regolamento che limita le immersioni ai soli weekend. Motivo? La salvaguardia dell’ambiente che verrebbe messa a rischio dall’attività subacquea. Incredibile.
Questa storia è un esempio di ambientalismo strabico, che punta al bersaglio sbagliato. Nel mirino ci finiscono i subacquei che invece sono di fatto custodi della tutela ambientale, occhi contro la pesca di frodo, mani che spesso operano sott’acqua per liberare i fondali dalle reti dei pescatori, che al Banco non dovrebbero operare in quanto Zona di tutela biologica dal ’93 e che invece operano eccome, ogni tanto beccati dalla Guardi costiera, molto più spesso non intercettati.
Nell’autunno scorso, un’ordinanza dello stesso comune aveva ridato fiato all’attività subacquea al Banco di Santa Croce, liberalizzandola. Tra le motivazioni, uno studio dell’Università Federico II di Napoli, le cui conclusioni sono chiare: i subacquei fanno bene all’ambiente perché sono sentinelle del rispetto dei fondali. Nemmeno questa ordinanza ha retto. Ad anno nuovo, si è tornati al punto di partenza: immersioni solo nel weekend. Tra le iniziative che........
© HuffPost
