Sopravvivere alla perdita di un figlio che sta per nascere: «Così aiuto i genitori a non sentirsi soli»
Lapo era atteso nella primavera del 2006. A metà marzo, la gravidanza – la seconda per mamma Claudia – era ormai a termine. Nessun problema nei nove mesi, solo tanta gioia nell’accogliere quella vita. Il campanello d’allarme era suonato per l’assenza improvvisa di movimenti fetali. Lei, medico psichiatra e psicoterapeuta, aveva provato ad allontanare da sé ogni dubbio. E invece. «Sono stata ricoverata convinta di andare a partorire, ma già da qualche ora era successo l’irreparabile per una trombosi del cordone», racconta.
«Non c’è più battito, mi hanno detto». Lapo è nato morto il 13 marzo 2006 all’ospedale di Prato.
Il lutto che schiaccia, le mille domande, l’assenza di risposte, la solitudine in ospedale, quel piccolo ormai pronto alla vita che invece non ce l’aveva fatta. Un fratellino maggiore a casa che attendeva la cicogna, una famiglia pronta a brindare. Il rischio di un buco nero, eppure la vita va avanti. Claudia Ravaldi e il marito Alfredo Vannacci, medico farmacologo, hanno trovato il coraggio di fare perno sul loro dolore per dare vita a CiaoLapo, che oggi è una fondazione impegnata in tutta Italia nel sostegno psicologico e nell’assistenza alle famiglie che affrontano l’esperienza della morte di un bambino durante la gravidanza o dopo la nascita, per qualunque motivo e a qualunque età gestazionale.
Il 15 ottobre si celebra il Baby Loss Awareness Day, la Giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile. «C’è molto bisogno di parlarne per una serie di motivi», spiega Ravaldi, presidente della Fondazione CiaoLapo, «Anche a distanza di anni, i genitori che hanno vissuto questa esperienza possono avere ancora qualche pezzettino del loro lutto da rimettere a posto. Avere un giorno dedicato aiuta a riguardarsi indietro e fare il punto. Poi serve sensibilizzare non tanto i genitori, quanto la società in cui queste mamme e questi papà si ritrovano. E va sottolineato come ci sia ancora tanta disomogeneità negli ospedali nella gestione del lutto perinatale. La solitudine dei genitori in metà Italia è ancora schiacciante, soprattutto al Sud e nelle isole».
Diverse le iniziative a Nord Est per la giornata del 15 ottobre, tra cui molti reparti di Ostetricia illuminati con luci colorate e momenti di ritrovo nelle piazze cittadine con l’accensione di candele in ricordo dei bambini alle 19 in punto così da creare un’onda di luce.
Una donna su sei che inizia una gravidanza desiderata purtroppo deve fare i conti con la gestazione che si interrompe. E anche se la maggior parte delle potenziali morti in utero vengono evitate, due bambini su mille perdono la vita dal concepimento al primo anno di vita senza che la medicina abbia una spiegazione. In Italia nascono poco meno di 400 mila bambini all’anno, questo significa........
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