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Cinema al cento per 100, ecco le nostre recensioni dei film in sala dal 3 aprile

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06.04.2025

Pamela Anderson come non l’avete mai vista. Un ruolo inteso e drammatico in cui finzione e realtà si sovrappongono. Gia Coppola gira il suo “The Wrestler” al femminile. “The Last Showgirl” è una piacevole sorpresa.

Matilda De Angelis e Yuri Tuci sono i protagonisti del film “La vita da grandi”, opera d’esordio alla regia di Greta Scarano. Una storia di legami ritrovati che fa i conti con la condizione delle persone autistiche.

David Cronenberg, con “The Shrouds”, porta all’estremo la riflessione sul disfacimento della carne, vera e propria ossessione del suo cinema.

 

***

Regia: Gia Coppola

Cast: Pamela Anderson, Jamiee Lee Curtis, Dave Bautista

Durata: 87’

 

Si potrebbe dire che “The Last Showgirl” di Gia Coppola (nipote di Francis Ford) sia il controcanto, al femminile, di “The Wrestler” di Darren Aronofsky.

In comune hanno due protagonisti-sex symbol del passato (Mickey Rourke nel secondo, l’iconica bagnina di “Baywatch” Pamela Anderson nel primo), sorpresi dal tempo e da una impietosa decadenza fisica rallentata dal botox e dai ritocchi chirurgici.

Un lavoro (il lottatore e la ballerina di uno spettacolo “Razzle Dazzle” di Las Vegas) a cui si sono dedicati anima e, soprattutto, corpo, sacrificando affetti e prospettive che, dopo 30 anni, sono sprofondate nella precarietà economica ed esistenziale.

Eppure, i protagonisti di questi due film sono dei “loser” autenticamente liberi che non rinnegano, e mai rinnegherebbero, le scelte fatte, anche se il prezzo da pagare è stato altissimo.

La Shelley di “The Last Showgirl” non è più sexy come un tempo ma ogni serata passata sul palco di un casinò, nei costumi succinti, e poi slacciati, di uno scadente spettacolo di burlesque, riaccende e alimenta, ogni volta, il suo sogno: quello di restare giovane, di esibirsi e, quindi, di “esistere”.

Anche se questo desiderio, un concentrato di vanità e ambizione artistica, l’ha costretta a trascurare la figlia, cresciuta da un’altra famiglia e ora distante, imbarazzata e umiliata dall’essere stata preferita a uno show che, ai suoi occhi, è solo uno spogliarello mascherato da vaudeville.

Per Shelley, però, non è così e quando - dopo trent’anni - lo spettacolo chiude i battenti per sempre, scendere da quel palco non è solo e semplicemente una “morte” artistica. È, appunto, la fine di un sogno.

È ritrovarsi per strada ad accennare, d’istinto, le coreografie provate per anni. È trascorrere intere giornate in casa, senza trucco e senza maschere, condividendo la propria miseria con Annette (una rude Jamie Lee Curtis), già più consapevole del proprio disfacimento in........

© Corriere delle Alpi