Muti: se Dio toglierà la Musica e non le canzonette
Non ha nostalgie e non vive lontano dalla storia, ma per il suo nuovo libro a quattro mani con Armando Torno – Recondita armonia, Rizzoli –Riccardo Muti ha scelto di confrontarsi con due stelle polari di carisma antico: Wolfgang Amadeus Mozart e Giuseppe Verdi. Manda un messaggio forte dalla prima all’ultima riga: non è necessario essere musicisti per potere amare in profondità la musica. «Bisogna intendersi bene, pure, su che cosa significhi conoscenza musicale», spiega il Maestro.
«Da un punto di vista oggettivo vuole dire conoscere la partitura, la scrittura, l’architettura musicale. Ma il punto non è comprendere come è costruito un pezzo di musica. Il punto profondo, difficile, misterioso è, come diceva Mozart, capire ciò che sta dietro la musica. Il messaggio misterioso è dietro le note. E ci può arrivare una persona priva di conoscenza musicale per sintonia, per intuizione. Paradossalmente, invece, a un musicista può capitare di non arrivarci».
A proposito di Mozart: il suo nome è tornato nel dibattito, accostato a quello di alcuni rapper. Ma è un accostamento che ha senso?
«La musica di Mozart va talmente diretta all’anima che, in certi casi, se ne fa anche un uso spropositato, improprio, che nulla c’entra con quelle note. Pensi al tema della sinfonia in sol minore: quella melodia così meravigliosa è stata utilizzata per ogni tipo di spot commerciali. Questi compositori, le cui note ci perseguitano per la loro bellezza, vengono usati in modo sbagliato: è lo scotto che si paga a un mondo che si poggia solo sulla commercializzazione. Questo, anche, spiega perché musiche che hanno successo in un certo momento possano essere accostate al genio mozartiano. Le due cose oggi, con la poca educazione musicale e certa confusione che caratterizza il nostro tempo, non sono distanti come sembra».
Ancora su Mozart: lei più volte ha messo l’accento sulla nostra tradizione italiana. Un paragrafo........© Corriere delle Alpi
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