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Turismo, non copiamo le Baleari

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24.08.2025

Qui tra una tassa di soggiorno, una bibita a 8 euro e una spiaggia libera che sembra il set di un film post-apocalittico, il turista medio ha deciso che può anche farne a meno

C’erano una volta le vacanze. Quelle che, già a giugno, ti costringevano a cercare parcheggio a venti minuti dalla spiaggia, a prenotare il ristorante un mese prima e a dormire con la finestra chiusa perché fuori c’era più vociare che in un’aula di terza media. Le vacanze col caldo che sapeva di sudore, sabbia e doposole. Le vacanze con i bambini piangenti, i genitori ululanti, i nonni ustionati. Un inferno, certo. Ma almeno era un inferno pieno. Quest’anno invece, anche il diavolo ha fatto check-out. Spiagge vuote. File sparite. Ombrelloni chiusi. I bagnini guardano il mare come se fosse un documentario, i ristoratori fumano davanti al locale contando i passanti (quattro, uno era un cane), i B&B tirano giù le tapparelle con la stessa rassegnazione angosciata con cui si chiude una bottega in tempo di guerra.

Benvenuti nell’agosto del turismo evaporato. C’è chi dice che è stata colpa del caldo africano. Troppo caldo, dicono. Troppa umidità, dicono. Ma quando mai il Sud è stato fresco? Quando mai la gente andava a Paestum a mezzogiorno per la brezza? Dai, su. La verità è un’altra. La gente non ha più voglia, né soldi. E chi i soldi ce li ha, va altrove. In Albania, in Croazia, in quei posti dove con 30 euro dormi, mangi, bevi, ti massaggiano e ti fanno pure il check-in col sorriso. Qui invece, tra una tassa di soggiorno, una bibita a 8 euro e una spiaggia libera che sembra il set di un film post-apocalittico, il turista medio ha deciso che può anche farne a meno. E infatti ne fa a meno. Gli albergatori, quelli che ancora resistono, guardano i fogli delle prenotazioni come si guarda un bollettino medico da sala di rianimazione: due camere su trenta, quattro notti su trenta.  ........

© Corriere del Mezzogiorno