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Rifare grande Napoli per rifare grande Sangiuliano?

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sunday

Lui sa che non bastano le idee e i libri letti per farsi notare in campagna elettorale, quindi servono trovate mediatiche. Ma quella del cappellino alla Trump con lo slogan su Napoli è improvvida

Gennaro Sangiuliano con il cappellino alla Trump e lo slogan su Napoli

Ho sempre stimato Gennaro Sangiuliano come un giornalista informato e colto, almeno fino a quando ha fatto il giornalista. Insomma: è uno che di sicuro ha letto più libri della media, nella nostra categoria. Non credo che sia la «macchietta» con cui viene ormai raffigurato dai comici in tv, sempre ansiosi di trovare un facile bersaglio polemico nella destra (compito, diciamoci la verità, non improbo). Ma proprio per questo mi domando perché mai abbia deciso, e per la seconda volta, di esporsi al pubblico ludibrio scegliendo una vita da politico. Intendiamoci: anch’io ho commesso questo errore. Nel 2006 lasciai temporaneamente la mia professione per fare il senatore dell’Ulivo (eletto in Campania) in quella che sarebbe diventata la legislatura più breve della storia della Repubblica. 

E meno male che fu breve. Perché nei due anni passati in Parlamento, tra il 2006 e il 2008, compresi rapidamente che quel mestiere richiedeva di scambiare la dignità per un po’ di popolarità; e che, per praticarlo, avrei dovuto rinunciare alla ricerca dell’obiettività (unico vero capitale di un giornalista), e cedere invece il passo alla faziosità, alla retorica, alla propaganda. Colsi così l’occasione dello scioglimento anticipatissimo del Parlamento per tornare a fare........

© Corriere del Mezzogiorno