Riflessione La via del dialogo tra cristiani ed ebrei va protetta
Il rilascio, lo scorso febbraio, di ostaggi israeliani da parte di terroristi di Hamas - Afp
Dal 7 ottobre 2023 chi è impegnato nel dialogo ebraico-cristiano vive una condizione di fatica che non ha fatto che crescere: le difficoltà non derivano soltanto dalla difficilissima situazione vissuta delle comunità ebraiche, dapprima colpite direttamente dai fatti accaduti in Israele e in seguito esposte a un evidente aumento di episodi di ostilità in molti Paesi, compresa l’Italia, ma anche da ripetute dichiarazioni incaute, esposizione di simboli e bandiere da parte di esponenti del mondo cristiano che hanno generato un clima di sospetto e una netta diminuzione di entusiasmo e di convinzione nel coinvolgersi nel dialogo.
Le scelte politiche e militari di Israele in risposta al rifiuto di Hamas di procedere a trattative di pace, al rilascio degli ostaggi, a interrompere una modalità di combattimento che prevede l’esposizione dei civili a sofferenze terribili, la manipolazione della comunicazione e il mancato controllo delle notizie provenienti da Gaza hanno generato un clima di tensione in cui il piano umanitario, quello politico e quello religioso si confondono tragicamente. La complessità della situazione e i suoi risvolti internazionali sfuggono al dibattito medio, occupato da piazze completamente dominate da rivendicazioni violente e da un paradossale parlar di pace accompagnato da intensità di odio di cui occorre non sottovalutare la portata.
La manipolazione del sentimento diffuso è facilitata da un modello........
© Avvenire
