Perché dobbiamo collaborare con l’Ia
se vogliamo
che ci aiuti davvero
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L’intelligenza artificiale da tempo è diventata una buzzword, come dicono gli americani. Una parola inflazionata, diremmo in italiano, protagonista di una grande contraddizione che si può osservare nelle aziende che adottano strumenti di intelligenza artificiale generativa: i lavoratori seguono in gran parte le direttive per adottare questa nuova tecnologia, ma in pochi riconoscono la creazione di valore reale. Negli Stati Uniti il numero di aziende con processi completamente basati sull’IA è quasi raddoppiato lo scorso anno, mentre l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sul lavoro è raddoppiato dal 2023. Eppure, un recente rapporto del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha rilevato che il 95% delle organizzazioni non vede alcun ritorno misurabile sul proprio investimento in questa nuova tecnologia. Perché? Tanta attività, tanto entusiasmo, ma così poco ritorno, quali sono le ragioni?Nel rispondere a questa domanda la stessa ChatGPT chiarisce che non va confuso l’utilizzo con l’impatto: «Finché l’Ia sarà vista come un gadget anziché come un processo di apprendimento collettivo, continuerà a generare più PowerPoint che valore». Anche i due Media lab delle prestigiose università americane di Stanford e Mit hanno identificato una possibile ragione nell’attuale uso dell’Ia: i dipendenti utilizzano questi strumenti per creare lavori di bassa qualità e dall’aspetto passabile, che finiscono per creare ancora più lavoro ai colleghi che devono rivedere o utilizzare quel lavoro.Sui social media, sempre più intasati da post di bassa qualità........
© Avvenire
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