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Editoriale Comunità e memoria: la geografia alla rovescia con cui riscrivere il Paese

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Ho chiuso gli occhi e ho viaggiato l’Italia, lasciandomi guidare dai nomi delle terre citate dai vescovi nella Lettera aperta al Governo e al Parlamento: da Benevento ad Ascoli Piceno, da Asti ad Agrigento, da Cremona a Viterbo, da Norcia a Noto, e così via per altri 139 luoghi tra valli, paesi, colline, abbazie e città. Da questa geografia di nomi e memorie ne traggo sempre una certezza: senza quei luoghi, senza le comunità radicate nei secoli e senza le loro molte storie, l’Italia semplicemente non esisterebbe. Non è solo questione di geografia, è identità condivisa, è presenza viva che ancora oggi tiene insieme il Paese.

Non sorprende, allora, che l’appello provenga da una delle ultime realtà istituzionali diffuse capillarmente sul territorio - la Chiesa - dando voce a una geografia alla rovescia, lontana dai centri metropolitani e dalle aree più attrattive. Con un eccesso di atavica pigrizia collettiva le chiamiamo aree interne, ma si tratta di una realtà consistente: quasi il 60% del territorio nazionale, più della metà dei Comuni, circa 13 milioni di abitanti (22-23% della popolazione). Un’Italia di mezzo ‒ come la chiama Arturo Lanzani ‒ vuota (come recita il titolo del libro di Filippo Tantillo), poco considerata dalle strategie politiche........

© Avvenire