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In cosa speriamo «Medici e ostetriche nei villaggi: così cambiamo l'Africa»

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Don Dante Carraro con uno dei diplomati alla scuola del Cuamm

Nelle domeniche dell’Anno Santo “Avvenire” ospita voci credenti e laiche per offrire riflessioni a partire da domande ispirate dal Giubileo: qual è, oggi, la speranza che “non delude”? Quali speranze nutrono il nostro sguardo sul futuro? Su quali fondamenta edifichiamo i progetti della vita, le attese, i sogni? E la società, a che speranza collettiva attinge? Le puntate precedenti su Avvenire.it/Opinioni, "In cosa speriamo".

Gordon, Amina, Sorry. Quando penso alla parola “speranza”, mi vengono in mente i loro occhi, i volti, le loro storie che parlano di una grande speranza, quella di giovani pieni di vita, che hanno superato mille fatiche e ostacoli per realizzare un sogno: studiare, diventare infermieri oppure ostetriche, in Africa. In Paesi poverissimi, come il Sud Sudan, per esempio, che ha 12 milioni di abitanti, dei quali 7,7 hanno difficoltà a reperire cibo e oltre 2 milioni sono sfollati interni. Eppure la speranza degli occhi di questi giovani, nel giorno in cui si sono laureati a Rumbek, dove come Cuamm siamo presenti e contribuiamo alla loro formazione come professionisti sanitari, è una luce che porterò sempre nel cuore. Nel pensare al Giubileo della speranza è questa la prima immagine che mi viene in mente.

Sono appena tornato dalla Repubblica Centrafricana, Paese fragilissimo e dalle tante contraddizioni. Qui la speranza si traduce in azione concreta nella costruzione di una Scuola per ostetriche e infermieri a Bossangoa. A 150 chilometri dalla capitale Bangui, una di quelle periferie del mondo che pochi conoscono, ci stiamo impegnando, insieme al Governo locale, per costruire una scuola che dia una prospettiva di futuro alle giovani e ai giovani centrafricani, che dia una speranza di assistenza anche ai malati del vicino ospedale. L’Africa non chiede la carità ma opportunità di crescita. Sono tanti i giovani e le giovani che incontriamo nel nostro impegno in 9 Paesi nell’Africa a sud del Sahara, che hanno voglia di studiare e non ne hanno l’opportunità. Come Cuamm siamo presenti in 4 scuole di formazione per infermieri e ostetriche e in una Facoltà di Medicina: ed è proprio questa la speranza più grande che ho per l’Africa: dare opportunità ai suoi giovani, che hanno voglia di futuro, di indipendenza, di vita dignitosa, lì dove sono nati e vorrebbero vivere.

Nella bolla di indizione del Giubileo papa Francesco scriveva: «Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante........

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