In cosa speriamo Nei giovani la speranza si accende quando il vivere trova uno scopo
Giovani verso la veglia di preghiera alla Gmg di Lisbona nel 2023 - Agenzia Romano Siciliani
C’è un tempo per credere, un tempo per cercare, e un tempo in cui la speranza stessa diventa scelta. Il Giubileo dei Giovani 2025 ci invita a tornare a quella parola antica e potente: speranza. Non un’emozione passeggera, ma una postura esistenziale, un orientamento del cuore e dello sguardo, un modo per stare nel mondo anche quando il futuro si fa incerto. Ma che cos’è davvero la speranza? A partire da una recente ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, condotta su un ampio campione rappresentativo di giovani italiani tra i 18 e i 34 anni, possiamo imparare a considerarla non come qualcosa di vago o istintivo, ma come un costrutto complesso, che poggia su quattro pilastri fondamentali: padronanza personale, supporto ricevuto, fiducia e spiritualità.
Quattro dimensioni che, insieme, raccontano la qualità e la profondità con cui un giovane guarda al domani. La padronanza personale è la percezione di avere strumenti per affrontare il futuro, di poter essere protagonisti attivi della propria vita. Non è la certezza di riuscire, ma la sensazione di poterci provare, di avere voce in capitolo sul proprio destino. Il supporto riguarda invece la rete sociale: sapere che c’è qualcuno che ci accompagna, ci incoraggia, ci sostiene. In un tempo che spesso frammenta i legami, sentirsi accompagnati fa la differenza tra resistere e mollare. La fiducia è la lente con cui si guarda il mondo: gli altri sono alleati o avversari? Il futuro è minaccia o opportunità? Non è ottimismo ingenuo, ma capacità di credere che, nonostante tutto, qualcosa di buono possa ancora accadere. E infine la spiritualità, che non si esaurisce nella pratica religiosa, ma abbraccia una dimensione più profonda di trascendenza, ricerca di senso, connessione con qualcosa di più grande.
Secondo i dati, i giovani........
© Avvenire
