Ricordando Yitzhak e Leah Rabin
Sono passati 30 anni dall’assassinio di Yitzhak Rabin, all’epoca primo ministro israeliano, ucciso da un fanatico dell’estrema destra il 4 novembre 1995. Da allora e per anni il ricordo di tale anniversario fu prerogativa di pochi ed isolati commentatori tra i quali il sottoscritto, consci che non deve essere l’appartenenza ad una nazione a condizionare un messaggio politico e che, anche se proveniente da Israele, le ragioni per ricordare Rabin sono di carattere “universale” a cui si richiama il movimento laburista cui Rabin apparteneva. A quelle commemorazioni dopo pochi anni si è unita quella della sua compagna di vita e tenace custode della memoria del marito Leah Rabin, morta il 12 novembre 2000. Il ricordo di Leah Rabin si intreccia a doppio filo con quello del marito Yitzhak col quale ha vissuto a fianco dal 1948 in poi e che dopo il suo assassinio ha cercato di portare avanti il messaggio politico ed etico del marito. Voce autorevole ma poco ascoltata in patria e all’estero, sia perché la propaganda della destra israeliana l’ha soffocata, sia perché all’epoca non era concesso spazio alle donne.
Leah Rabin aveva raccolto il simbolo di una stagione di conflitti e di speranze nella martoriata e contesa Palestina. I suoi duri ammonimenti a non infangare la memoria del marito assassinato, a cercare la via della convivenza e della pace, anziché servire da lezione al tentativo (anche nostrano) di riscrivere una storia al fine di legittimare parti o scelte politiche che non sono legittimabili, è stato però vano. Con lei è svanito il baluardo di una........





















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