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Il tramonto del «Thauma» in TV e la scuola come ultima cattedrale del sapere

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10.12.2025

​L’Italia, nazione di poeti, navigatori e santi, sembra oggi navigare in un mare di stasi culturale, una bonaccia dalla quale la televisione di servizio pubblico, la RAI, stenta drammaticamente a sollevarci. Anzi, ne diviene lo specchio più nitido e, a tratti, più irritante, un didascalico palinsesto, fatti salvi alcuni programmi, della decadenza intellettuale. Non è un giudizio di valore sul singolo professionista, ma un’amara constatazione sulla sua struttura di fondo. A dire il vero, la RAI molto spesso è scesa ai pessimi livelli delle TV commerciali, rinunciando anzitutto alla sua missione educativa. Assistiamo quotidianamente al trionfo di un’offerta televisiva ridotta all’osso, un palinsesto che pare disegnato non per illuminare il pubblico, ma – e questo è l’aspetto più strano e paradossale – più per arricchire e divertire una ristretta corte di conduttori – con l’effetto di anestetizzare il resto del pubblico –: volti noti dei game show, delle ammiraglie del sabato sera, del dibattito politico in prima serata, e delle rubriche di cucina, eccetera. Queste figure che, al di là dei meriti individuali e dell’indubbia professionalità, si sono cristallizzati in ruoli inamovibili, veri e propri fossili televisivi o menestrelli onnipresenti. Sono i nostri “giullari di corte”, figure inamovibili del rituale serale, fissati in una coazione a ripetere che non ammette deviazione, né, tantomeno, il folgorante «thauma», quello stupore che, come per gli antichi Greci, è l’inizio di ogni filosofia e di ogni vero slancio. Non c’è spazio per l’inedito, la sperimentazione o la dialettica vivace; c’è solo il brulichio, il mero annuncio di un contenuto già masticato e digerito.
​La critica non può che appuntarsi su ciò che emerge con prepotenza da questi........

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