Il Salva Milano e la resa di Beppe Sala, il sindaco che non c’entra mai niente
Ma davvero qualcuno crede che da quest’ultimo “salto di qualità” compiuto dalla procura di Milano nella interminabile saga delle indagini sull’urbanistica siano emersi «elementi di novità» tali da convincere Beppe Sala «a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta “Salva Milano”», come ha scritto il Comune nella nota pubblicata mercoledì sera?
«Ora con il nuovo capitolo aperto dalla magistratura secondo cui il Salva-Milano è stato scritto sotto dettatura da parte di ex funzionari di Palazzo Marino, arriva il de profundis per il disegno di legge di “interpretazione autentica in materia urbanistica e edilizia”. […] Se fino a ieri, all’interno dei dem si contavano egualmente favorevoli e contrari, l’inchiesta della procura ha cambiato rapidamente le carte in tavola» (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera Milano, 6 marzo).
Davvero si può credere alla narrazione che vuole il sindaco di Milano apprendere improvvisamente grazie alle accuse della magistratura di aver difeso con le unghie e con i denti, e per mesi, una proposta di legge in realtà indifendibile? E rendersi conto tutto a un tratto che quei grattacieli che sorgevano nella sua città e che lo stesso Sala, per mesi, ha sempre orgogliosamente rivendicato come fiori della “rigenerazione urbana”, erano invece, forse, frutto dei maneggi di quel “sistema” di cui lui ha sempre negato l’esistenza?
Una città appesa a una legge
Come la pensiamo noi sul Salva Milano, abbiamo già provato a dirlo: è un po’ strano che occorra una legge per spiegare che cosa dicono le leggi, ma se questo può servire a preservare da un calvario giudiziario funzionari e dirigenti che hanno solo fatto il loro dovere secondo scienza, coscienza e giurisprudenza, come ha sempre sostenuto Sala (e non solo........© Tempi
