Non ci sarebbe stato il Movimento Popolare senza un “movimento” reale
Scrivere del Movimento Popolare mi è possibile solo riferendomi alla esperienza personale da me vissuta dentro quella entusiasmante esperienza di popolo: da semplice laico cristiano non mi avventuro in teorie pur necessarie per una vita non banale, ma mi limito a far memoria di una esperienza, rispetto alla quale non posso che essere grato.
Occorre premettere che vi è, per me personalmente e per tanti di coloro che hanno dato vita al Movimento Popolare, un “prima”, costituito dalla intensa e coinvolgente educazione ricevuta all’inizio in Gioventù Studentesca e poi in Comunione e Liberazione (Cl). Una educazione che ci aveva e ci ha trasmesso una evidenza inestirpabile, e cioè che Cristo c’entra con tutta la vita e che il cristianesimo non è un insieme di riti, ma una novità che investe, appunto, tutta la vita in tutti i suoi aspetti, compresi quelli più pubblici. Una persona cambiata dall’esperienza vissuta nella comunità cristiana è cambiata in tutto e non solo in alcuni aspetti, magari quelli più intimi e nascosti, che non incidono su tutto ciò che definiamo come “bene comune”.
Tale educazione, quindi, ha inciso non solo su quella parte di vita che di solito viene definita “spirituale”, ma sulla vita affettiva e familiare, sul compito educativo, sul rapporto con tutti gli uomini e le donne e anche su quell’aspetto che chiamiamo “politica”, a partire da impegni in opere sociali che sono venuti prima dell’interesse diretto alla politica. Era inevitabile che, anche contro una certa mentalità che persisteva dentro al mondo cattolico, persone educate in tale modo prima o poi si interessassero anche del “bene comune” e di iniziative che precedevano la politica in senso stretto, ma che ne erano la sana premessa. Anzi: la qualità dell’azione politica ha cominciato a peggiorare quando tanti hanno pensato di occuparsi di tale attività senza prima dedicarsi a positivi e creativi impegni sociali.
Il primo giorno di scuola
Anche a me è capitato di vivere un itinerario del genere. Infatti nel 1971, quando in famiglia avevamo la preoccupazione di scegliere la scuola materna per il primo figlio, ci ponemmo il problema e dopo una breve esperienza in una scuola comoda perché “sotto casa”, capimmo, soprattutto per merito di © Tempi





















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